Roberto Pivotto
Roberto Pivotto
Su di me
Era il Natale del 1978, avevo chiesto a Babbo Natale una una pianola della Bontempi ed è arrivata.
Da quel momento non ho avuto occhi, orecchie e mani che per lei. Ricordo molto chiaramente di essere stato, il giorno di Natale ed i giorni a venire, a suonarla ininterrottamente, rifacendo ad orecchio tutte le melodie natalizie che conoscevo.Passato quel Natale, appena compiuti i quattro anni, mio padre e mia madre, stupiti dal mio attaccamento a questo strumento e colpiti dal mio approccio alla melodia, mi hanno segnato ad una scuola di musica vicino casa e, dopo le prime lezioni in cui, a quattro anni, ho iniziato a leggere il pentagramma, hanno seguito il consiglio della mia maestra e mi hanno regalato il mio primo pianoforte.Deve essere stato un bel sacrificio per i miei genitori acquistare un pianoforte nuovo, ma mia madre e mio padre avevano capito che per me sarebbe stato importante. Da quel momento non c’è stato giorno in cui io non mettessi le mani su quella meravigliosa tastiera e non mi esercitassi, per arrivare preparato alla lezione successiva.Così sono passati gli anni: saggi, partiture, sacrifici e anche delle belle sgridate, perché non è che mi andasse proprio sempre di studiare. Poi è arrivata l’adolescenza, l’età nella quale si vuole sperimentare. In quel momento, senza mai mettere in discussione il mio amore per il pianoforte, ho desiderato fare anche altro ed ho cominciato a frequentare i sintetizzatori, le tastiere elettroniche con l’ambizione di iniziare a comporre della musica che fosse soltanto mia.
Sono stati anni in cui lo studio di Bach, Mozart, Debussy, Chopin si mescolava con la sperimentazione, il rock, l’elettronica. Dieci anni di vita con il mio gruppo “ERA”, amici fraterni con cui abbiamo calcato mille palchi, cavalcato sogni e prodotto due dischi.Raggiunto il diploma in Pianoforte principale e dopo lo scioglimento della mia band ho iniziato a scrivere musica nel mio piccolissimo studio. Desideravo comporre musica per immagini. Nel 2008 è entrato nel mio studio, che diventava sempre più professionale, il mio amato pianoforte a coda, uno Schulze Pollmann dei primi del 900.C’è voluto tanto tempo prima che tornasse ad essere un ragazzo saggio e brillante, ma il miracolo è avvenuto e con lui ho scritto decine e decine di composizioni.La mia musica è fatta di ricerca sul suono, di attenzione al respiro che deve esserci tra una nota e l’altra, di improvvisazione catturata all’istante, così come di geometrie ragionate e meticolosamente disegnate.
Non credo molto nei generi musicali, ma credo in uno stile personale che possa rendermi riconoscibile tanto nelle mie opere da solista, quanto nelle mie collaborazioni artistiche e in tutti i meandri della musica in cui sento di voler entrare.
Roberto Pivotto
Works
Roberto Pivotto
Incanto
“Incanto" rappresenta la mia prima vera scommessa come compositore per solo piano. In questo disco racconto due giorni che si susseguono, in mezzo c’è la sera, poi la notte, il sogno, l’inconscio, il risveglio e, chissà, magari anche una specie di coscienza ritrovata.E’ un disco che mi ha fatto bene e nel quale, ogni volta, ritrovo tutto quello che ci ho messo. Talvolta, con grande stupore, ci trovo anche qualcosa in più.
Roberto Pivotto
Silence
“Silence” è il disco di una rinnovata consapevolezza, voluto con tutti i muscoli del corpo e amato ancor prima che nascesse. Concepito in maniera spesso classica, con note, armonie e strutture scritte su carta, lasciando solo un piccolo spazio all’improvvisazione sul pianoforte.I temi che lo costituiscono sono legati da un filo rosso che parla di amore per me stesso e per quel silenzio che, spesso, devo riconoscermi come condizione essenziale per la mia stessa vita.
Roberto Pivotto
Documentary Music Vol 1
“Documentary music - vol.1” è un viaggio che parte da terre giallo ocra, in cui l’odore delle spezie e i loro colori accesi entrano, prepotenti, fin dentro l’anima.Il cammino prosegue fino a giungere in luoghi dai toni più verdi, dove la nebbia bacia la terra ed entrambe spingono il viaggiatore verso una riscoperta più profonda.
Roberto Pivotto
Documentary Music Vol 2
“Documentary music - vol.2” parla di tradizioni contadine, di vigne generose e di ulivi antichi, di muri tirati su “a secco” e di terra asciutta.In questo intreccio di radici e rami c’è l’uomo che guarda al cielo, c’è il suo Dio, la sua storia e il mito, c’è il grano buono e mandrie di vacche a render fertile la terra.
Roberto Pivotto
Documentary Music Vol 3
“Documentary music - vol.3” è una campagna cruda e vogliosa delle fatiche dell’uomo, galline che beccano la terra, reminiscenze di storie nobili e tradizioni contadine.Non lontano s’intravede uno specchio di lago, in cui i rami di un bosco vicino, abbandonati e cadenti, si uniscono al riflesso del cielo. Acqua quieta, macchie di muschio verde ed umido, frutti di sottobosco.
Roberto Pivotto
Documentary Music Vol 4
“Documentary music - vol.4” è il suono dell’acqua di lago e laguna che fa venire voglia di salire più in alto per toccare il cielo.Una volta lì, dove cristalli e pietra riflettono la luce, con la pelle del volto accarezzata dal freddo e un’aria sottile nei polmoni, riprendere lo slancio per planare, dalle vette delle montagne, fin giù nelle valli che profumano di mele mature.
Roberto Pivotto
Documentary Music Vol 5
“Documentary music - vol.5” è il desiderio di ritrovarsi in paese, percorrere le strade strette per giungere in un’osteria calda ed accogliente e, dopo un buon bicchiere di vino ed aver ascoltato storie di vecchi seduti su sedie di paglia, sentire la voglia di rimettersi in viaggio verso terre lontane.
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